SIAMO QUELLO CHE RICORDIAMO
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Non l’avrei mai detto che, all’ombra della pergola immersa nella Maremma selvaggia, i nostri cuori sarebbero sprofondati intimamente insieme, e nemmeno mi sarei immaginata che riscrivere da una diversa angolatura alcuni episodi della nostra vita avrebbe sortito cambiamenti così profondi. Eppure è avvenuto, ed è stato liberatorio.
Gabriel Garcia Marquez dice che «la vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda nel raccontarla» ed è proprio questo che è accaduto in quell’anfratto incantato di mondo, allorché i vissuti personali messi nero su bianco sono riemersi scarcerando all’istante il cuore dalla pressione che lo opprimeva.
Se infatti da un lato ci siamo sì abituati a convivere con gli eventi che hanno lasciato in noi dolorosi ristagni, dall’altro che sollievo è scegliere di lasciarli andare?
L’avventura è iniziata l’anno scorso quando ho accettato l’invito in Toscana de “La Grande Via” a condurre un gruppo di persone all’ascolto della Voce del Cuore.
La magia che si è creata in quel luogo incantato non è stata merito mio, ma degli indomiti partecipanti che, aiutati dalla forza della natura, si sono tuffati con leggerezza nella loro intimità.
Iniziavamo con un'introduzione al tema e una breve centratura sul cuore, poi ognuno cercava un proprio angolo di pace dove dedicarsi 21 minuti per, ad esempio, riscrivere un evento dell’infanzia con un finale diverso o per inquadrare una scena allegra di sé all’età di 90 anni e divertirsi a descriverla;
il tutto avveniva in prima persona nel tempo presente per rimodellare il passato, per creare il futuro, per allineare ogni frammento di sé. Infine, tornati sotto la pergola, condividevamo i nostri scritti senza giudizio alcuno.
L’obiettivo era di affrancarci dai chili di troppo dei pensieri pesanti ordinando i pezzi del nostro puzzle così da permettere al dipinto finale di emergere in tutta la sua perfezione.
Il rischio che corriamo ogni giorno, infatti, è di concentrarci troppo sulle zone buie della sofferenza trascurando la rappresentazione d’insieme ed è come se, osservando una pennellata nera della Notte Stellata di Van Gogh, ci fermassimo a quella cupezza perdendoci l’intero dipinto all’interno del quale la presenza dei toni scuri è indispensabile affinché i punti luminosi del quadro, come della nostra storia, possano emergere in tutto il loro brillio.
Quattro giorni dopo eravamo anche noi stelle luminose e alba di nuovi sorrisi. «Vivo una calma interiore e sono piena di gioia per aver fatto pace con persone e fatti della mia vita; è una cosa che traspare e di cui anche gli altri si accorgono» scrive una partecipante al suo ritorno a casa.
E altre: «Che bello tornare a emozionarmi»; «Toccando con leggerezza alcune fasi della mia vita, ho compreso che erano esattamente quelle emozioni e sensazioni che mi servivano e aiutavano a evolvere».
La Voce del Cuore tornerà ancora ad accendere la magia della sua leggerezza e profondità fra dieci giorni in Maremma, perché i rimpianti smettano di consumarci, perché il nostro procedere sia lieve e perché la Bellezza del puro esistere riverberi nella stella che splende in noi.
#22marzo2025
#GiornaleDiBrescia
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