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NON NASCIAMO PER MORIRE, MA PER RINASCERE

Non è vero che va tutto male, non è vero che sarà ancora peggio, ma è vero quello che sentiamo dentro. È insicurezza? Paura? Se è così rendiamoci conto che non sono emozioni nostre, ma il riflesso di ciò che respiriamo ovunque volgiamo occhi e orecchie.

Ognuno di noi è nato per la gioia e per l’amore, e se queste parole stridono con la nostra condizione attuale, non è perché non siano vere, ma perché è successo qualcosa che ci ha scollegato da noi stessi, facendoci smarrire l’obiettivo del nostro abitare in questo corpo;

è come se fossimo partiti per raggiungere un luogo e, sulla strada, deviazioni e guasti al motore ci avessero portati così lontano da farci dimenticare la nostra  destinazione.

Cosa fare?

Il percorso è personale, ma un fattore che ci accomuna c’è ed è Chi Siamo dietro le quinte della nostra missione. “Nei certificati di nascita - scrive Cechov - è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo”, forse perché quello dobbiamo trovarlo da soli.

Potrebbe, il motivo, essere lo stesso per tutti, nell’essenza, ma diverso nella forma?

Mi piace pensare che la forma attraverso la quale ci giochiamo la partita, sia il nostro sogno, quella motivazione potente che ci accompagna fin da bambini e che ha orientato le nostre scelte verso ciò che ci appassionava.

Qual è questo sogno?

Se non riusciamo a recuperarlo nei recessi della memoria, è solo perché è stato sepolto dai tanti condizionamenti; siamo cresciuti imparando cosa è bene e cosa è male, e poco importa se eravamo portati per la matematica e non per le lingue, noi dovevamo riuscire in tutto.

Abbiamo coltivato una cultura omogenea e, sulla base dei diktat e delle aspettative altrui e non del nostro sentire, abbiamo optato per una scuola, un lavoro, a volte persino un partner, finendo spesso in una gabbia che ci ha fatto smarrire il nostro sogno.

Dalla prigione, tuttavia, possiamo uscire perché abbiamo le chiavi in tasca.

Qualche anno fa sono stata sull’Etna e, salendo, ero circondata dalla lava rappresa; la calpestavo, ne respiravo la polvere nera, il mio sguardo si riempiva di nero finché, all’improvviso, non mi sono accorta che in mezzo a tutto quel nero crescevano migliaia di fiori.

È così! La lava pullulava di fiori ma, per vederli, ho dovuto mettermi in cammino e salire sulla montagna. Senza quel primo passo, nessuna meta sarebbe mai stata raggiunta. 

Siamo pronti per recuperare il nostro sogno e utilizzarlo come dotazione di base per partire alla scoperta di Chi siamo?

Gioiosi o tristi, sani o malati, la casella del via è la nostra condizione attuale all’interno della quale possiamo ritagliarci, con regolarità, alcuni minuti per ascoltare, in silenzio, quel sussurro interiore che sempre ci parla.

Allo sbocciare di un nuovo sorriso, condividiamolo con gli altri, magari insieme a un fiore cresciuto sulla lava o sulle rovine dei castelli di sabbia che abbiamo edificato.

Insieme possiamo espandere l’amore e la pace che non ci possono essere date perché non ci sono mai state tolte. E se fosse per accorgerci di questo che siamo nati?

È Natale. Un bimbo adagiato nella semplicità di una mangiatoia ci invita a ricordarci Chi siamo. Il mio augurio, di cuore, è di accogliere il suo invito perché non siamo nati per morire, ma per rinascere.

#23dicembre2021
#GiornaleDiBrescia


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