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CHIEDERE? NON È FACILE, MA NE VALE LA PENA

Era la sera dell’11 settembre. E Benedetta stava imprecando. In quel momento di scoramento totale ce l’aveva con tutto, persino con il suo nome che sembrava una beffa:

“Come si fa a dare un nome del genere a una che alle benedizioni nemmeno ci crede? - pensava -  I miei ci hanno provato a farmi diventare una cattolica credente, ma quel che mi è rimasto è solo il ricordo di Gesù e di sua madre come personaggi storici realmente esistiti».

Benedetta, quel giorno, era crollata e non si dava pace per le ingiustizie che la vita sfornava per lei con implacabile fantasia e che, quell’11 settembre, avevano preso la forma di una tragedia familiare. Donna concreta e razionale, non credeva né ai santi, né ai miracoli, ma solo nelle azioni che ognuno può compiere per migliorare la propria condizione.

Seduta sul letto davanti alla televisione, si era abbandonata allo sconforto, condizione per lei rara. Nella testa un chiodo fisso: il baratro nel quale suo figlio era precipitato.

Come se non bastassero la tragica morte del marito, il tracollo dell’attività e la malattia che non le dava tregua, “Adesso pure mio figlio” pensava.

Girando la testa verso il comodino, notò la statuetta della Madonna che un’amica le aveva portato da Medjugorje e che Benedetta non aveva ancora avuto il coraggio di buttare per rispetto verso colei che gliel’aveva donata.

D’impeto le venne di imprecare anche contro la scultura di terracotta. A voce alta tuonò imperiosa: «Tu! Sì, proprio tu che sei madre, non lo vedi come sto? Non te ne importa niente di mio figlio? Potresti anche aiutarmi!»

Scoppiò a piangere. Si era ridotta a urlare contro un pezzo di argilla. Le sue lacrime traboccavano di impotenza e di rancore per le sofferenze, troppe, che continuavano a torturarla.

Con gli occhi vuoti guardava la TV che trasmetteva un dibattito e fu quando andò in onda la pubblicità, che successe l’imprevedibile.

Nel bel mezzo dello spot di Unieuro, l’intero schermo divenne bianco, di una luminosità così intensa da rischiarare tutta la stanza; poi, nella parte bassa, iniziò a comporsi, lettera dopo lettera, una frase che prese a scorrere da sinistra verso destra attraversando il display con queste parole: “Sarà un piacere per me aiutarti”.

La donna, incapace di pensare, fissava la scritta finché questa, arrivata al limitare dello schermo, scomparve. Subito riprese forma lo spot di Unieuro.

Incredula Benedetta stette immobile ad attendere che venisse riproposta quella pubblicità, e la vide e rivide varie volte fino a notte fonda, ma della frase nessuna traccia.

Era l’11 settembre, il suo 11 settembre, il giorno che ognuno di noi ha conosciuto e che possiamo ricordare come il doloroso abisso che ha sezionato la nostra esistenza fra il prima e il dopo quell’appuntamento. O come la data della svolta. 

Benedetta continua a non credere nei miracoli e a non amare il suo nome, ma da quella sera sono iniziati a succedere una serie di eventi che hanno riportato l’equilibrio laddove prima regnava il caos.

Suo figlio, adesso, sta bene. In quanto alla statuetta della Madonna, è ancora sul comodino, un po’ per via dell’amica che gliel’ha regalata, e un po’, forse, per ricordare a se stessa e a ognuno di noi che se si chiede, si può ricevere. Non è facile. Ma ne vale la pena.

 

 

#11settembre2021
#GiornaleDiBrescia


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